Non nevica, è un disastro quest’anno. Ci ha illuso a novembre con una nevicata in largo anticipo e poi siamo tornati in primavera, caldo, pioggia e niente neve. Di andare a sciare non se ne parla neanche, i comprensori sono tutti mezzi chiusi, gran parte delle piste sono mezze verdi o ghiacciate dalla neve artificiale sparata.

Qualche buona notizia ogni tanto arriva, almeno le temperature si sono abbassate, ma di precipitazioni neanche l’ombra.
L’apertura del nuovo comprensorio freeride a Pragelato ci incuriosisce parecchio (http://www.pragelatonaturalterrain.it/), sia perchè vogliamo vedere se sono veramente riusciti a creare un comprensorio senza piste battute, solo percorsi segnalati, sia perchè ci chiediamo come abbiano fatto ad aprire se neve non ce n’è e Pragelato è così in basso.

Con calma, viste le premesse, buttiamo un po’ di roba varia in macchina -tavola, scarponcini, tuta da sci- e partiamo per vedere questa novità. Già la strada promette malissimo, non c’è traccia di neve, se non sulle cime.
Arrivati al paese di Pragelato, ci rendiamo conto di quanto sia critica la situazione. Siamo in mezzo ai prati, ed anche a guardare in su, la neve non si vede. I due impianti, però, sono aperti: la cabinovia che collega con Sestriere ed il comprensorio della Vialattea e la nuova seggiovia, che porta nel cuore del comprensorio. Unico problema: la seggiovia passa su un prato verde e di neve non c’è traccia.

Pragelato natural terrain

Decidiamo di andare in cima, a vedere com’è la situazione. Torniamo in macchina, prendiamo gli zaini e…non abbiamo le ciaspole. Ecco, la giornata comincia male. Proviamo a chiedere e pare che anche solo con gli scarponcini, seguendo le vie tracciate, sia possibile fare un bel giro. Saliamo, quindi, in seggiovia e, finalmente, verso l’arrivo, troviamo la neve; è solo uno strato leggero, a tratti marrone di terra appena pochi centimetri sotto, ma meglio che niente.

Arrivati scopriamo che c’è un’unica pista battuta e che il secondo impianto, uno skilift, ha il collaudo previsto a giorni e che subito dopo Natale verrà inaugurato. Ci incamminiamo sulla pista battuta, la neve non è male e in cima scorgiamo degli scialpinisti diretti verso la cima del monte Morefreddo. Decidiamo che è li che vogliamo arrivare anche noi.

Pragelato natural terrain

Superata la prima salita, ci troviamo in uno spazio molto più aperto e comincia a soffiare un venticello freddo. Mentre tiriamo fuori dagli zaini la nostra attrezzatura da freddo, scopriamo che oggi è la giornata “senza”: senza ciaspole, senza guanti, senza cappello. Ottimo! Adattiamo uno scaldacollo a cappello e ci spartiamo i guanti: sotto-guanti ad Attilio, moffole da sci a me.

La pista devia -scopriremo più avanti che è l’anello dello sci di fondo in quota, che non arriva quindi fino alla cima- e siamo costretti a seguire una traccia di ciaspole in neve fresca. Inizialmente è abbastanza ben battuta e ci sostiene, ma più saliamo, più è fresca e più ogni passo è difficile e si affonda. Giunti quasi all’arrivo dello skilift, ogni passo si affonda fino alle ginocchia e non riusciamo a proseguire più di così. Tagliamo, quindi, sulla cresta e ci ricolleghiamo con la parte alta della pista battuta.

Pragelato natural terrain

La vista è speciale: a 360 gradi sulle vette tutto intorno. Si vedono le antenne del Fraiteve e tutta la vallata, uno spettacolo reso ancora più affascinante dal fatto che siamo gli unici spettatori, totalmente soli quassù.

Riposati un po’ dopo la salita faticosa, fatta qualche foto con improbabili facce -senza occhiali da sole, con questa giornata e sulla neve, è veramente difficile vedere qualcosa- valutiamo le opzioni per la discesa e cominciamo ad incamminarci nella neve fresca a lato dello skilift, essendo impossibile scendere per la pista battuta, troppo scivolosa e ghiacciata.

Pragelato natural terrain

Scendere è ancora più faticoso che salire, ma la neve battuata e le giacche a a vento ci danno un’idea: legate in vita saranno un ottimo bob.

Il divertimento è assicurato, la discesa veloce, e il sedere ben rassodato dalle tracce bitorzolute dei gatti delle nevi. In pochi minuti siamo all’arrivo della seggiovia e, non sufficientemente stanchi, decidiamo di scendere a valle a piedi. Pessima scelta, non trovando il sentiero quasi fino alla fine, scendiamo sotto la seggiovia ed il terreno è decisamente impegnativo: scivoloso per la neve quasi sciolta ed il fango e parecchio in pendenza, ci crea qualche problema, ma pian piano arriviamo al fondo.

Un ultimo giro al lago, un panino e siamo di nuovo alla macchina, pronti per tornare a casa. Torneremo sicuramente per vedere gli sviluppi di questo posto eccezionale, possibilmente dotati di ciaspole e tutto il necessario e, si spera, con qualche centimetro di neve in più.

Pragelato You&Me

 

AP