Diario di Viaggio

Il buongiorno, finalmente in vacanza, è sempre perfetto, mette di buon umore.

Con tutta calma ci alziamo, impacchettiamo tutte le nostre cose, scrollandole dalla paglia e dal fieno, e ci dirigiamo verso San Sebastiàn, solo qualche chilometro più in basso.

La colazione non è propriamente quello che ci auguravamo: parcheggiata la macchina in uno dei rari posti liberi, entriamo, affamati, nel primo bar, assolutamente a caso. Ordiniamo due caffè espressi e prendiamo due croissant -buoni- ma la brutta sorpresa è il mezzo litro di sciacquetta che ci viene servito in tazza grande. Insomma, niente caffè buono in Spagna.

Non molto soddisfatti, ma almeno con la pancia piena, andiamo dove veramente eravamo destinati: la spiaggia (zurriola beach) , con le sue onde e i surfisti.

surfisti a San Sebastian

“Viaggiare è come innamorarsi: il mondo si fa nuovo…”
Jan Myrdal

San Sebastiàn ha una spiaggia enorme, profonda e spaziosa, non ci sono spazi privati e a quest’ora -dormire in tenda rende mattinieri- è quasi vuota.

Soffia un leggero vento, fresco, che rende piacevolissimo passeggiare anche in pieno sole. Armati di crema solare, immancabile in queste occasioni, tolte le scarpe, scendiamo finalmente in spiaggia e ci godiamo dopo mesi di stivali e scarponcini, la sabbia sotto i piedi, umida e fredda del mattino.

Ne approfittiamo per rilassarci totalmente, c’è quasi silenzio ad eccezione del rumore del mare e di qualche surfista mattiniero, quelli non mancano mai. Il lungo viaggio è ormai solo un ricordo, la notte appena passata e l’adrenalina da vacanza non ammettono stanchezza.

Ci avviamo per una passeggiata esplorativa sul lungomare. C’è da dire che è veramente una bella città.

città di San Sebastian

Vediamo in lontananza, oltre il promontorio, un piccolo paesino colorato, sovrastato da un faro e decidiamo di andare alla scoperta di un quello che speriamo sia un piccolo angolo pieno di meraviglie.

Avvicinandoci scopriamo che si tratta di Getaria.

porto di Getaria

E le nostre attese non sono deluse. Parcheggiamo appena fuori dal paesino e ci avviamo a piedi passando per il porto, dove ci aspetta un gruppo di bimbi e ragazzini che si è appropriato dei pescherecci all’ancora e ne ha creato un parco giochi acquatico.

Si arrampicano sulle catene delle ancore e si tuffano dagli scafi giù nell’acqua fredda. E’ un’immagine assolutamente inconsueta, tanto più che non è un gruppo a sè, ma sembra qualcosa di organizzato: ci sono degli adulti a sorvegliare i giochi, probabilmente un campo estivo. Sono cose d’altri tempi, tanto diverse dai nostri giardinetti recintati e pieni di regole.

Proseguiamo verso il piccolo centro storico e, dopo aver assaggiato le prime tapas -prime di una lunga serie- condite da dell’ottima sangria locale, decisamente diversa e molto più forte della nostra, il tutto per pochi spiccioli, ci immergiamo nei vicoli stretti e circondati di case coloratissime di Getaria, lasciandoci trasportare senza meta di quà e di là.

per le viuzze di Getaria

“Le città sono sempre state come le persone, esse mostrano le loro diverse personalità al viaggiatore. A seconda della città e del viaggiatore, può scoccare un amore reciproco, o un’antipatia, un’amicizia o inimicizia. Solo attraverso i viaggi possiamo sapere dove c’è qualcosa che ci appartiene oppure no, dove siamo amati e dove siamo rifiutati.”

Roman Payne

In uno dei tanti vicoli, tra i tavolini di un bar e qualche bicicletta, ci attira un ragazzo che suona qualche nota sulla sua chitarra, in compagnia del fidato amico a quattro zampe. Ne troveremo tanti come lui durante il nostro viaggio, potremmo definirli hippies forse, anche se quelli veri li troveremo più avanti, in Portogallo.  Persone che hanno deciso di fare del viaggio la loro vita, qualcuno senza una meta, altri alla ricerca di qualche risposta, alcuni in fuga da una quotidianità che non apprezzano più. Sono trattati diversamente rispetto a come vengono trattati in Italia, sono accettati e non discriminati per le loro scelte.

chitarrista a Getaria

Infine, ci dirigiamo verso il faro.

E’ lassù, in alto, sovrasta il porto. Ci aspetta una lunga e piacevole passeggiata, in mezzo agli alberi, all’ombra, salendo per una stradina che prima attraversa il bosco, un piccolo sentiero che si inerpica velocemente verso la cima ed il faro e poi, verso la fine, si ricollega alla strada carrozzabile qualche metro prima di raggiungere la meta.

La passeggiata nel bosco è veramente bella, merita quel poco di fatica che richiede -più che altro perchè siamo in infradito- grazie agli scorci che si intravedono quà e là, ai reperti storici -un trattore, in particolare, ha attirato la nostra attenzione- ed ai punti panoramici, con tanto di panchine per rilassarsi, disseminati nelle poche centinaia di metri del sentiero.

il faro di Getaria

E’ una giornata all’insegna del massimo relax e non abbiamo un motivo al mondo per aver fretta. Senza fretta, come insegnano gli spagnoli, ci godiamo il paesaggio, facciamo qualche foto e torniamo verso la macchina.

Reduci dall’esperienza di una notte nei campi, cominciamo nel tardo pomeriggio a cercare un campeggio. Ci dirigiamo verso Zarautz, piccolo paese a qualche chilometro da Getaria e San Sebastiàn, dove alcuni amici ci avevano consigliato un ottimo campeggio con tanto di surf camp, il Gran Camping Zarautz.

Scopriamo che è un ottimo posto, tranquillo, pieno di surfisti, direttamente sulla spiaggia, in verticale…insomma, su una bella collinetta proprio sopra una spiaggia infinita, che da raggiungere a piedi, magari con la tavola sotto braccio, non è proprio un piacere!

Purtroppo il tempo non ci è favorevole: abbiamo giusto il tempo di montare la tenda prima di essere lavati dal primo di una lunga serie di acquazzoni estivi, che concilieranno il sonno, ma ci renderanno la vita difficile, più che altro molto umida.

Ci consoliamo con una paella -precotta, ci hanno fregato!- nel piccolo ristorante appena fuori dal parcheggio, prima di addormentarci, pensando al surf che ci aspetta domani!

Diario di Viaggio

AP

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