Data Trekking: 15/02/2015

quota di partenza (m): 1640
quota vetta (m): 2376
dislivello complessivo (m): 736

Accesso:
L’accesso a Thures domenica e festivi nel periodo invernale è regolato da un servizio navetta da Bousson.
E’ anche possibile compiere la salita da Bousson, seguendo la destra orografica del vallone per 200 m poi pendii aperti a sinistra fino a raggiungere la strada sotto la frazione Thures, dove si reperisce il percorso classico. Dislivello effettivo 970 m.

Thures: un piccolo borgo di montagna dove, a giudicare dalle poche case e dallo stile, il tempo si è fermato, gelato dalla neve e dalle temperature basse.

Il gruppo di oggi è ben nutrito, ad accompagnarci ci sono un po’ di amici: due esperti arrampicatori che ben conoscono la montagna e tre amiche, di cui un’arrampicatrice – il suo blog merita una sbirciatina, anche solo per vedere altre foto di questa bella giornata insieme, per un giro sopra le nuvole e oltre: http://climbyourlife.net/blog/

Appena usciti dal paese, la scelta del sentiero da percorrere è vasta. Noi, oggi, optiamo per quello che porta a Cima del Bosco, dove sappiamo ci sarà una cappella ad attenderci, per mangiare un boccone coperti dal vento che sicuramente tirerà in cima.

Cima del Bosco

Thures, questo borgo di montagna piccolo e accogliente

Comincia la nostra salita. Inizialmente su una strada carrozzabile, in estate, e abbastanza pianeggiante, poi, superate alcune curve, comincia la vera e propria passeggiata, con la pendenza che aumenta – e aumenterà ancora e ancora fino alla cima.

Oggi abbiamo deciso di provare una cosa nuova, dopo un paio di tentativi falliti a causa della mancanza di neve. Saliremo con le tavole a spalle, scarponi ai piedi, e la discesa sarà rapida e veloce, una surfata su questo strato di neve fresca caduto da poco. Dalle recensioni, questo è un percorso abbastanza battuto e semplice, ottimo per cominciare. Ma quello che ci preoccupa non è tanto la discesa – in fresca ci si va spesso e volentieri –  quanto la salita, in ciaspole, appesantiti da diversi chili di attrezzatura sulle spalle.

Verso Cima Del Bosco

Primi passi con la zavorra, e per fortuna la traccia è ben battuta

“Ci sono due cose cui bisogna mirare nella vita: primo è ottenere quello che si desidera; e, in seguito, trarne piacere. Solo i più saggi ci riescono”
P. Smith

Insomma, è tempo di free-ride, di quello vero, delle discese guadagnate con tanto sudore durante le infinite salite a piedi.

Il paesaggio che ci circonda è davvero spettacolare, la giornata ottima – è previsto un peggioramento, ma più avanti, nel pomeriggio – calda ma non troppo, non da sciogliere la neve almeno, e la neve appena caduta, immacolata per la maggior parte, rende il panorama davvero incredibile.

Per nostra fortuna, il traffico a piedi da queste parti è abbastanza elevato, sufficiente almeno per avere una traccia battuta fino alla cima.

Verso Cima del Bosco

Attilio fuori strada, alla ricerca dello scatto perfetto

Superato un primo tratto semplice e all’aperto, ci addentriamo nel bosco, fitto e completamente ricoperto di neve che, al minimo tocco, cade da ogni dove, liberando nell’aria minuscoli cristalli di neve che rendono l’atmosfera brillante, nel vero senso della parola.

Sembra uno di quei boschi fatati, di cui ci veniva letto da piccoli, le favole della buonanotte.

Cima del Bosco

Il bosco incantato, verso Cima del Bosco

La salita diventa sempre più impegnativa, mai troppo in ogni caso, e le gambe, passo dopo passo, cominciano ad essere un po’ affaticate. Per fortuna, di tanto in tanto, c’è una radura in cui vale la pena attardarsi e regalarsi qualche momento di riflessione – riflettendo su quanto ci vorrà ancora per arrivare in cima e comincerà il vero divertimento!

Cima del Bosco

Radura con vista

Superato il bosco, la cima è vicina. La strada da percorrere è davvero poco, ma le ultime curve sono sempre più in salita. Nonostante questo e le nuvole che abbassandoci tolgono sempre più visibilità e portano freddo, una neve leggera che comincia a cadere, nulla può toglierci il sorriso, stampato sulle nostre facce da questa mattina.

Come sempre, stare all’aria aperta, per di più in compagnia di ottimi amici, ridendo insieme sulla fatica di muovere ogni passo, ma ben felici di farlo, è un toccasana meraviglioso dopo una lunga settimana in città, nel tran-tran quotidiano.

Basta una bella boccata di aria frizzante, il programma di una giornata fuori, e passa ogni malessere.

 

Cima del Bosco

Sorridenti, la fatica ben nascosta, ci avviamo verso la cima

La chiesetta di Cima del Bosco la si vede, come dice il nome, solo raggiunta la cima del bosco, non un passo prima.

Nella nebbia, lontana solo più pochi passi, intravediamo il suo tetto a punta. Gli uomini son già arrivati, e ci vengono incontro per gli ultimi passi, poi via le ciaspole e pronti a festeggiare un’altra cima raggiunta: un buon tè caldo e panini per tutti.

 

Cima del Bosco

Il gruppo al completo, finalmente arrivati

Ma prima di mangiare, durante l’ultimo sprazzo di sole, ci dirigiamo al particolare osservatorio che c’è quassù: sembra un ammasso di tubi squadrati, attaccati a caso al palo centrale, ma basta avvicinarsi per notare su ogni tubo una scritta, il nome di una cima, e, guardandoci dentro – nuvole e nebbia permettendo – si può vedere precisamente la cima il cui nome è inciso sul tubo.

Cima del Bosco

Chiesetta a Cima del Bosco, è tempo di tornare a valle

I nostri amici, camminatori anche in discesa, si avviano in fretta, appena finito di mangiare, verso valle, visto il tempo che in pochi minuti è passato da una bella giornata di sole ad una nebbia impenetrabile.

Noi, invece, ci attardiamo e ci rilassiamo un momento. La nostra discesa sarà molto più breve, il brivido della velocità con lo snowboard è irresistibile, ed il pericolo valanghe quasi inesistente ci rasserena ancora di più.

Un breve giro d’esplorazione della cima ci fa scegliere la via migliore, anche se la visibilità è pressoché nulla.

Tavole allacciate, e si parte!

I primi metri sono devastanti per le gambe, ma anche, e soprattutto, psicologicamente: non ci sono alberi o punti di riferimento quassù, la nebbia bianca e la neve bianca danno un senso di stordimento e fanno perdere l’equilibrio – davvero, stare in piedi, in alcuni momenti, è quasi impossibile, solo il riferimento dell’altra persona riesce a dare un minimo di stabilità.

Siamo immersi in un bianco totale e disorientante, fino a che, piano piano, non cominciamo ad addentrarci tra gli alberi, e la situazione migliora decisamente.

Cima del Bosco

Prime vere curve, dopo i tanti voli in cima causa disorientamento

“Colui che non lascia niente al caso raramente farà cose in modo sbagliato, ma farà molte poche cose” 
George Savile Halifax

Le prime curve tra una radura e l’altra sono fantastiche. La neve non è perfetta, bella polverosa, e sotto il primo strato fresco c’è un bello strato di ghiaccio che rende il tutto più difficile.

Ma la sensazione, finalmente, di scendere, veloci, tra gli alberi, evitando i rami bassi e approfittando di ogni imperfezione del terreno per un bel salto, bhè, quella è imbattibile.

Superiamo il gruppo di amici praticamente a metà discesa, li aspetteremo per un caffè nel bar giù a Thures.

Continuiamo la nostra lunga discesa, sempre più a valle, curva dopo curva, fino a quando dopo l’ennesimo gruppo di alberi, usciamo allo scoperto e vediamo, pochi metri più avanti, la nostra meta: Thures.

 

Thures

Thures ci aspetta, così diversa rispetto a come l’abbiamo lasciata stamattina, sotto il sole

Ci addentriamo, ancora tavole ai piedi, fin dentro il paesino, praticamente fino alla fontana di fronte al bar, e qui finisce la nostra avventura di oggi.

Mi era mancata tanto la tavola, quella sensazione di galleggiare sfrecciando tra gli alberi, ed essersela guadagnata col sudore di una lunga salita dà ancora più soddisfazione.

Un bel caffè caldo è quello che ci vuole, poi si tornerà a casa, aspettando i lunghi 5 giorni lavorativi prima della prossima fuga verso le montagne.

AP