“(…) Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta:
cuori lievi, simili a palloncini
che solo il caso muove eternamente,
dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perchè.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole (…)”

Charles Baudelaire Les fleurs du mal

Hundested

Un arrivederci con un pensiero che ci rimarrà impresso, ciao Hundested

Ci tocca lasciare questo piccolo angolo incantato di Danimarca, facciamo gli zaini e raccogliamo tutte le nostre cose per l’ultima volta, ci chiudiamo la porta alle spalle e lasciamo la chiave sul tavolo, un ultimo saluto e un gran sorriso leggendo il quadro appoggiato alla porta, poi usciamo e ci allontaniamo dalla casetta sul mare, sperando di tornarci un giorno.

Hundested

Ciao ciao casetta sul mare, sei quasi meglio di un bivacco in montagna…quasi!

E’ presto, ci dirigiamo senza tappe all’aeroporto di Copenhagen, dove velocemente e senza intoppi, riconsegniamo la macchina – scopriremo solo la settimana dopo di aver lasciato la custodia subacquea della telecamera in macchina, ovviamente non poteva filare tutto liscio. La colazione la rimandiamo in città e, già documentati in precedenza sul modo più conveniente di raggiungere il centro, facciamo un biglietto giornaliero ai mezzi pubblici, al prezzo di poco meno di 10 €, che ci sarà infinitamente utile.

Zaino in spalla e via, la nostra prima destinazione è la stazione della metro di Kongens Nytorv, in pieno centro, da dove parte il nostro lungo giro a piedi per questa bellissima città.

copenaghen

Coloratissimi cartelli e biciclette incustodite caratterizzano il panorama

Decidiamo di dirigerci subito verso il castello e sì, la sirenetta, al fondo del porto. Dopo un iniziale giro a vuoto dell’isolato, alla ricerca della direzione giusta, riusciamo a raggiungere il lungomare, una passeggiata che costeggia tutto il porto e lungo la quale ci sentiamo incredibilmente oziosi: ci aggiriamo, infatti, lentamente, con i nostri zaini in spalla, mentre veniamo superati ogni secondo da donne, uomini, giovani, vecchi ed addirittura bambini impegnati a correre a perdifiato in questa fresca mattina.

Sembra che da queste parti, se non corri, tu sia davvero uno straniero!

copenaghen

Corridori al porto e costruzioni moderne

Neanche per un secondo ci sfiora l’idea di farci una corsetta, la temperatura è perfetta e ci godiamo ogni singolo passo e il sole che finalmente è riuscito a farsi strada dopo due giorni di nuvole e pioggerellina.

Arriviamo al castello, una fortezza a forma di stella costruita a lato del porto, recintata da un alto terrapieno su cui si può passeggiare e godersi la vita, oppure entrare attraverso il ponte e venire catapultati centinaia di anni indietro nel tempo, quando castelli, cannoni e guardie erano cosa di tutti i giorni.

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La chiesa ed il monumento sulla scalinata che porta al terrapieno

Facciamo un lungo giro passando attraverso la piazza principale della fortezza, e poi sopra, lungo il sentiero sul terrapieno, per poi scendere dall’altro lato dell’isoletta e dirigerci verso la sirenetta.

La sirenetta, gioia e dolore di Copenhagen. Si ama o si odia, non c’è una via di mezzo: c’è chi ci vede la famosa storia di Hans Christian Andersen, racchiusa in una piccola statua, chi invece solo una brutto e piccolo pezzo di metallo. Ad essere obiettivi non è bella, non è grande ed è sempre attorniata da turisti, il che non la rende di sicuro interessante. Ma è un simbolo, poco importa se è piccola e bruttina. Non saprei dire se ne sono interessata o meno, mi è quasi indifferente, più perchè attorniata da un’orda di turisti sgarbati che le saltano sopra che non per il suo essere piccola.

Ce ne andiamo senza neanche una foto, decisamente infastiditi da queste attrazioni tipicamente turistiche e che perdono il loro vero valore, sminuito da una folla irrispettosa.

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Stazione di Osterport, veduta dal ponte pedonale

Altra stazione, Osterport questa volta. Veniamo ingannati dalla mappa e vaghiamo per una buona mezz’ora alla ricerca di una fermata della metro, scoprendo che è ancora in costruzione all’ennesima richiesta. Optiamo quindi per un bus, direzione giardini di Tivoli, perfettamente dall’altra parte della città.

Sappiamo già di trovarli ancora chiusi, inconvenienti da viaggi fuori stagione, ma non avremmo in ogni caso avuto tempo di perderci ore con zaini a spalla, inconvenienti da weekend veloci e super impegnati.

Ci godiamo la vista delle giostre da fuori, fantasticando su zucchero filato e giri sulle montagne russe, poi ripartiamo in direzione centro, o quello che sulla mappa è un gran groviglio di piccole vie e viuzze e canali.

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A casa! Abbiamo provato a far valere le nostre ragioni, ma non ha funzionato

Girando a caso, incappiamo in quella che è, a tutti gli effetti, casa di Amber, ma non riusciamo a far valere le nostre ragioni  per un’acquisizione della proprietà a titolo gratuito, quindi il nostro tour continua.

Con i piedi riposati proseguiamo, la nostra direzione ultima è Christiania, il quartiere hyppie e senza legge oltre il porto, ma la nostra strada è ancora lunga.

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Alla ricerca di fish ‘n’ chips, l’Irlanda ci è rimasta nel cuore, come il suo cibo

Con già diversi chilometri nelle gambe, una leggera fame si insinua nei nostri stomaci. Ancora con gli straschici dell’Irlanda in testa, vaghiamo alla ricerca di locali dove servano fish and chips, dopo la mancata cena a base di questa specialità dei giorni scorsi, e lo troviamo solo in versione irlandese, ma dopo non aver resistito ed esserci riempiti di muffins e cioccolata calda. Ci tocca proseguire, disgustati al pensiero di ingerire altro ancora.

Proseguiamo verso la destinazione seguente, una torre da cui potremo osservare Copenhagen dall’alto, con i suoi tetti colorati, o così ci han detto, e ci ritroviamo a passare per una curiosa piazza.

“Un buon viaggiatore non dovrebbe esibirsi affermare, spiegare, ma tacere, ascoltare e comprendere.”
Paul Morand

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Una curiosa costruzione in mezzo alla piazza

Indecisi sulla direzione, ci consultiamo con due stoici panchinari, che non danno segno di voler collaborare però.

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Maleducati danesi che non rispondono alle nostre richieste di indicazioni

La nostra meta, prima di raggiungere Christiania, è la Torre Rotonda, la Rundetårn, un’alta torre dalla quale si sovrasta la città e che mette alla prova, durante la lunga spirale e poi la piccola scala a chiocciola, anche le gambe più allenate.

Originariamente un osservatorio, ora solo più per i curiosi e gli appassionati, questa struttura ospita mostre, eventi ed accoglie molti turisti interessati ad avere una visuale particolare di Copenhagen.

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Scendendo dalla Torre Rotonda, tentando di non cadere

Facciamo ancora una pausa caffè, che a causa della qualità pessima dell’espresso da queste parti, si trasforma in un’altra cioccolata calda, ovviamente accompagnata da un muffin.

Camminiamo parecchio per arrivare al ponte che ci porterà sull’isoletta di Christianshavns, lungo il canale più grande, il Nyhavn, con le sue casette tipiche tutte affacciate sull’acqua ed i piccoli bar e locali con le tende colorate.

Poi, finalmente, attraversiamo il ponte, e arriviamo alla nostra meta, dove una barca dal nome inequivocabile ci informa dove ci stiamo addentrando.

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Finalmente nei pressi di Christiania, siamo curiosissimi di vedere cosa ci aspetta

L’atmosfera e l’ambiente cambiano radicalmente metro dopo metro: passiamo dall’ordinata e pulita Copenhagen, tipica città nordica, ad un sobborgo che sembra malfamato, un po’ sporco e poco curato. Seguiamo le indicazioni per l’entrata in Christiania ed arriviamo ai cancelli di questa comunità particolare.

Qui, ci aspetta il brusco risveglio. Infatti, diversamente da quello che ci aspettavamo, tutto il quartiere è diventato iper-commerciale.

Mi spiego meglio – e non posso farlo con le foto, in quanto i divieti, in questa comunità libera, sono davvero molti: ci si aspetta quello che nel nostro immaginario è un quartiere di hyppie squattrinati, felice e con tanta marijuana, mentre ci si trova immersi in un contesto di giovani e meno giovani, che forse nello spirito o nel passato erano hyppie davvero, mentre ora sono ridotti a vivere in uno stato di degrado, molti sotto il costante effetto di droghe non meglio specificate, parecchie prostitute, e bancarelle dove la famosa marijuana, motivo per cui la maggior parte dei turisti viene qui, manca, ed è sostituita da suppellettili varie di dubbio gusto e scarsa qualità.

Dovrebbero essere ricordi di questo luogo particolare, ma a noi proprio non ci interessano questo tipo di ricordi. Ci allontaniamo rubando uno scatto, di nascosto, delusi da questo quartiere ormai sfruttato commercialmente, che ha totalmente perso tutta la sua storia ed i veri motivi per cui era stato fondato. Un quartiere dove, in buona sostanza, viene tollerato l’uso di droghe e non vengono effettuati controlli, nulla più di questo.

Christiania

Scatti rubati a Christiania, forse l’unica delusione di questo nostro viaggio danese

E’ ora di andare, infine.

Ci avviamo, per l’ultima volta, alla stazione della metro che ci riporta in aeroporto, a pochi passi dall’uscita di Christiania, ed il nostro viaggio arriva agli sgoccioli.

copenaghen

Ciao ciao Danimarca, è ora di tornare a casa

“Viaggiare, sognare, innamorarsi, tre inviti per la stessa cosa. Tre modi per andare in luoghi che non sempre riusciamo a capire.”
Angeles Mastretta

Ci imbarchiamo con tantissimi bei ricordi, la voglia di tornare per esplorare tutti i posti che, per mancanza di tempo o troppa distanza, non siamo riusciti a vedere. Sappiamo che in futuro, sfogliando le foto di questi giorni, non potremo che sorridere ed essere felici di aver scelto questa terra stupenda in questo lungo weekend di aprile.

A presto Danimarca!

Diario di viaggio

AP

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