Data trekking: 20/12/2015

difficoltà: EE   [scala difficoltà]
esposizione prevalente: Sud
quota partenza (m): 2000
quota vetta/quota massima (m): 2965
dislivello salita totale (m): 965 (Partenza dall’Alpe Arcella)

Ma l’inverno dov’è? Oggi è  il 20 dicembre 2015, siamo in Piemonte, Nord Italia (quasi in Francia per intenderci), tra le Alpi…e fa caldissimo!

Abbiamo solo una giornata a disposizione, una breve giornata invernale, e decidiamo di dirigerci con il nostro amico Gabriele, alias Duma c’Anduma, al Monte Palon, nella bassa Val di Susa, davvero vicino al re di questo angolo di Alpi, il Rocciamelone.

 

Monte Palon

La Val di Susa sotto una cappa di umido e smog, che rovina la meravigliosa vista delle Alpi tutto intorno

Le ciaspole non le abbiamo neanche messe in macchina, la neve ha appena sfiorato queste cime e basta un’occhiata anche da Torino per accorgersene: è tutto giallo e marrone, anche le cime più alte, quelle che superano i 3.000 metri, sono solo leggermente spolverate.

Il Monte Palon è uno di questi: sfiora i 3.000 metri, con i suoi 2.965 ed è tutto bello marrone. Ci incamminiamo verso l’Alpe Arcella, dopo aver testato la macchina lungo la sterrata per il Rifugio La Riposa, che non dev’essere molto bella nei giorni di pioggia, e ci troviamo in un paesaggio quasi lunare.

 

Monte Palon

Sembra quasi di stare sulla luna, l’inverno senza neve è un po’ triste, anche se regala mesi extra per camminare

Arriviamo fino alle Rocce dei Tre Cresti, con la croce di ferro e le superiamo un po’ a monte. Fin qui è davvero una semplice passeggiata su un bel sentiero in mezzo ai prati, molto panoramico sulla bassa Val di Susa con la sua cappa di smog e umidità.

Superati i prati, continuiamo a seguire il sentiero, che finalmente prende un po’ di pendenza. Ad un certo punto, arrivati alla Capanna Sociale Ravetto, dobbiamo decidere: c’è l’opzione lunga, su per i prati e poi sui detriti, o la via veloce, ma difficile, seguendo la cresta opposta, quella esposta a Nord.

Monte Palon

Colori autunnali in Val Susa, sebbene sia ormai quasi gennaio!

Neanche da pensarci ai noiosi prati, noi prendiamo la via dritta e difficile.

Da dietro la Capanna Sociale, ci incamminiamo su verso la cresta, prima seguendo un sentiero e poi puntando solo dritti alla cima. La pendenza continua ad aumentare sempre di più, ma scorgiamo due grossi stambecchi che ci osservano dall’alto e ci infondono di nuove forze.

Superato l’unico tratto pericoloso, oltre la cresta, sulla parete esposta a Nord e un po’ ghiacciata, rimane solo la fatica, ma la difficoltà è molto bassa.

Monte Palon

Lui è il capo, si vede subito. Enormi corna, passo fiero e sempre più in alto di tutti

Tornati sulla parete al sole, cominciamo a vedere che gli stambecchi non sono due, ma tutta la famiglia al gran completo. I due maschi dalle corna imponenti ci sorvegliano attenti ed il resto del gruppo si nasconde oltre la cresta, all’ombra, infastidito dalla presenza di tre estranei.

Si vede che non sono abituati, come gli stambecchi che avevamo incontrato al Lago della Manica o a Punta Cristalliera, a lasciarsi avvicinare fino a qualche metro. E poi questo gruppo è pieno di piccolini, sono davvero teneri, sempre in mezzo al gruppo, ma molto curiosi, ci spiano finché non li superiamo.

Monte Palon

E dopo il capo, tutta la famiglia ci spia. Li abbiamo disturbati, meglio andare via

Salutato tutto il gruppo, ci rimane poca strada da fare, ormai vediamo la cima e la parte più ripida e impegnativa è superata. Rimaniamo a cavallo della cresta e piano piano arriviamo in cima al Monte Palon, 2.965 metri di altezza dominati dall’imponente Rocciamelone, in una veste marrone davvero inusuale.

 

Monte Palon

In cima al Monte Palon, il Rocciamelone sembra quasi una piccola vetta da qui, nonostante i suoi abbondanti 500 metri di altezza in più

Siamo soli quassù, nel silenzio che solo ad una certa quota si può trovare. Se stiamo molto attenti, si può sentire il rombo di qualche moto o grossa auto giù nell’autostrada che taglia la valle, ma è solo un vago rumore. Un buon panino bello pieno di formaggio e prosciutto è la nostra ricompensa per essere arrivati quassù, insieme con l’incomparabile vista sia sulla Val Susa che sulla Val di Viù, nella vallata opposta, e poi tutte le vette che ci circondano.

Poco dopo arriva anche una coppia, già incontrata più a valle, che ha fatto il giro dai prati, in allenamento per conquistare il monte Teide nella loro prossima avventura nelle Canarie. Si incamminano subito verso valle, e noi li seguiamo con calma poco dopo.

 

Monte Palon

Una meritata pausa durante la lunga discesa, tra ripidi prati e rocce

Ci rimettiamo in cammino anche noi, le corte giornate purtroppo non permettono pause troppo lunghe e la via del ritorno non è breve. Optiamo per la via lunga, infatti, soprattutto perché il passaggio oltre la cresta, con il ghiaccio, sarebbe un po’ troppo pericoloso scendendo.

Decidiamo di tagliare una lunga curva attorno alla montagna e ci troviamo a scendere per i ripidi prati, dove l’erba secca ci fa scivolare più di una volta. Pian piano raggiungiamo di nuovo il sentiero dell’andata e ci inoltriamo nel piccolo bosco superato prima del colle, questa mattina.

Dopo la lunga camminata del ritorno, rieccoci alla macchina, un’altra avventura è terminata e ci lascia con un ottimo ricordo di cime marroni e stambecchi.

AP