Data Trekking: 30-31/01/2016

difficoltà: E   [scala difficoltà]
esposizione prevalente: Sud
quota partenza (m): 1870
quota vetta/quota massima (m): 2550
dislivello salita totale (m): 700

E’ ora, anche quest’inverno è arrivato il tempo delle ciaspole. Abbiamo un sentimento strano verso questo aggeggio, è odio e amore: ci portano dove non potremmo arrivare altrimenti, in inverno, ma sono pesanti, sia ai piedi che legate allo zaino, e camminarci è scomodo e faticoso. Insomma, molto meglio senza, ma non possiamo farne a meno!

Oggi abbiamo deciso di dirigerci in Valle d’Aosta, per la precisione nella valle Saint-Barthélemy, per provare ad arrivare al bivacco Reboulaz. E’ un bivacco di facile accesso, in estate, ma in inverno, con la neve, la lunga strada per arrivarci potrebbe essere troppo lunga o troppo piena di neve, non lo sappiamo. In ogni caso, si parte.

 

Rifugio Luca Reboulaz

La lunga pista di fondo rende la prima abbondante ora di camminata facile e piacevole

Lasciamo la macchina nella piccola frazione di Porliod, poco dopo l’osservatorio astronomico – torneremo in qualche favolosa notte stellata! – e ci incamminiamo praticamente da subito lungo l’infinita pista di sci di fondo che corre su e giù per la valle.

Non siamo proprio i benvenuti, non si potrebbe camminare lungo la pista di fondo, ma la pista delle ciaspole non è battuta ed è impensabile fare tutta questa strada in neve fresca. Quindi, con discrezione, ci avviamo in fila indiana lungo il lato della pista, ma non tutti gli sciatori sono cordiali e simpatici e ci becchiamo una piccola sfuriata di una vecchietta indisponente!

Rifugio Luca Reboulaz

L’ultima curva, laggiù dove arrivano gli alberi, segnerà l’inizio della fatica vera e propria

Dopo un’ora e mezza, forse anche qualcosa in più, arriviamo alla fine della pista, che con una grossa curva ripiega verso valle.

Noi, invece, superiamo il rifugio Magià e, dopo una piccola pausa, ci inoltriamo nella zona non battuta, quando il sole già sta calando dietro le cime, maledette brevi giornate invernali che finiscono sempre troppo presto.

Rifugio Luca Reboulaz

Ombre lunghe e ultimi raggi di sole, ma la strada è ancora lunga

La salita non comincia subito. Prima dobbiamo attraversare ancora un lungo pezzo semi-pianeggiante, l’inizio della valle, nella neve fresca, così da arrivare all’attacco della salita con le gambe che già chiedono pietà.

Passo dopo passo, superiamo la valle e cominciamo a salire. Il buio avanza, le ombre ci abbandonano e arrivati a metà della parete ringraziamo la neve che riflette la poca luce e non ci fa rendere veramente conto di quanto sia ripido il traverso su cui camminiamo.

Con le ultime forze arriviamo in cima alla cresta e…non vediamo praticamente nulla! Un po’ per il buio, un po’ perché è tutto bianco, ci dirigiamo verso l’ometto di pietre al di là della conca ci separa dal bivacco Reboulaz, di cui solo dopo un po’ intravediamo la forma. Gli ultimi passi nella neve fresca fino alle ginocchia, poi apriamo la porta e la soddisfazione è grande: siamo arrivati, nonostante tutto!

Rifugio Luca Reboulaz

Il bivacco Luca Reboulaz, tappa del massacrante Tor des Géants, davvero bello e organizzatissimo

E’ una gran soddisfazione ed il bivacco è davvero accogliente e organizzato. In un attimo accendiamo la stufa – è pieno di legna secca e pronta da bruciare e c’è dell’utilissima diavolina che rende l’accensione un gioco da ragazzi – e mettiamo su un tè per scaldarci mentre prepariamo la cena.

Ravioli in brodo e poi ancora un piatto di pasta per tutti – la salita ci ha fatto venire davvero fame! Qualche chiacchiera dopo cena e poi siamo pronti per andare a dormire. Intanto, fuori, una forte nevicata è cominciata poco dopo il nostro arrivo e proprio non ne vuole sapere di smettere – molto simpatico, dopo aver bevuto litri di tè e brodo, quando la natura chiama e la tormenta imperversa!

Rifugio Luca Reboulaz

E’ mattino e la neve continua a cadere. Salutiamo il bivacco Luca Reboulaz e ci rimettiamo in marcia

La notte è lunga ed al mattino ci sveglia un timido chiarore dalle finestre, ma nessun raggio di sole. Ci affacciamo e scopriamo che la neve sta ancora cadendo e a terra c’è uno strato di almeno 30 centimetri – 50 in alcuni punti, dove il vento ha creato degli accumuli! Optiamo per una colazione bella energetica, ma veloce: la discesa sarà lunga e impegnativa!

Sistemato e pulito tutto, chiudiamo per bene porte e finestre e salutiamo il bivacco Reboulaz. Fin dai primi passi capiamo quanto sarà dura la discesa: affondiamo fino alle ginocchia, o anche di più, ad ogni passo, e basta poco ed abbiamo già tutti il fiatone.

Rifugio Luca Reboulaz

Il traverso di ieri, oggi è diventata una vera e propria sfida, ma è l’unica via per scendere

Superata la conca e arrivati alla cresta, ci accorgiamo di quella che sarà la vera e propria sfida di oggi: il traverso che ieri abbiamo superato con attenzione ma senza difficoltà, ora è ricoperto da un alto strato di neve fresca ed è diventato difficile e pericoloso. Ci guardiamo in giro per capire se sia possibile intraprendere un’altra strada, ma a meno che non decidiamo di saltar giù dalle rocce come gli stambecchi, questa è l’unica via.

Con calma ed estrema attenzione, a piccoli e precisi passi, superiamo questo tratto difficile e siamo pronti per il divertimento!

Rifugio Luca Reboulaz

Superato il tratto difficile, arriva il divertimento!

Scendiamo ancora di qualche metro, giusto per esser sicuri di non poter più scivolare a valle senza volerlo, e poi è ora di divertirsi: corriamo giù verso valle, saltando nella neve fresca, con le ciaspole ai piedi e discutibili risultati riguardo lo stile!

Intanto, continua a nevicare, ma man mano che scendiamo la temperatura sale e la neve diventa acquosa, rendendo i nostri passi più pesanti e faticosi.

Rifugio Luca Reboulaz

Ormai abbiamo superato la parte difficile, ora ci godiamo la lunga passeggiata fino alla macchina

Arrivati a fondo valle, ci aspetta ancora quasi un’ora di camminata in piano, nella neve fresca, prima di raggiungere la pista di  sci di fondo. Presto le chiacchiere finiscono e rimane solo la voglia di raggiungere la pista: ritroviamo le nostre orme di ieri e poi, sempre più vicino, vediamo gli sciatori: la fatica è quasi finita.

Arrivati alla grande curva, siamo davvero stanchi e anche discretamente affamati. Ci fermiamo al rifugio Magià, pensando di prendere solo un caffè o qualcosa di caldo, ma è ora di pranzo e il menù a base di polenta, spezzatino e formaggio è davvero intrigante. Un minuto dopo siamo seduti a tavola davanti a dei piatti fumanti, soddisfatti e sorridenti!

Rifugio Luca Reboulaz

Il rifugio Magià, un ottimo punto di appoggio per le lunghe camminate invernali (foto dell’assolato giorno precedente)

Con le pance piene e una nuova dose di energia in corpo, ben più di un’ora dopo raggiungiamo la macchina, stanchi, ma assolutamente contenti e soddisfatti di queste due faticose ed indimenticabili giornate.

A presto rifugio Reboulaz e Valle Saint-Barthélemy, torneremo di sicuro!

AP