Data Trekking: 14/02/2016

Informazioni
esposizione prevalente: Sud
quota partenza (m): 1360
quota vetta (m): 2223
dislivello complessivo (m): 863

Cosa fare in una nebbiosa giornata di fine inverno, evitando il classico giro alle terme di San Valentino o la cena a lume di candela? Perché non andare alla scoperta di una nuova cima?

E, anticonformisti fino in fondo, ci portiamo un amico, o forse è lui che porta noi. Insomma, infilato qualcosa di caldo addosso e uno snack nello zaino, ciaspole e bacchette a portata di mano, si parte. Punta Sbaron ci aspetta!

 

Punta Sbaron

Un altro sentiero di fronte a noi, un’altra avventura sta per cominciare

Non senza difficoltà, arriviamo in macchina a Prato del Rio, a una mezz’ora di strada da Condove, affrontando gli ultimi tornanti ricoperti di un sottile strato di neve con un po’ di brivido. Raggiungiamo il piccolo abitato e parcheggiamo a lato della strada, in pochi minuti siamo pronti, anche se per ora lasciamo le ciaspole attaccate agli zaini.

L’inizio del sentiero è facile, sull’ampia strada carrozzabile, e ne approfittiamo per qualche chiacchiera, immersi in un paesaggio vagamente spettrale.

 

Punta Sbaron

Camminiamo verso il nulla, la visibilità è davvero scarsa e l’umidità decisamente alta

Superato il lungo e facile sentiero, ci ricongiungiamo con la strada che porta al Collombardo, meta di una delle nostre prime avventure insieme, e finalmente troviamo un po’ di pendenza dopo il lungo sentiero in piano.

Non è ancora ora di infilare le ciaspole e comincia a venirci il dubbio che forse non lo sarà mai, visto che tolto in alcuni punti dove la neve si è accumulata per via della pendenza o del vento, quasi non ce n’è a terra. Spesso camminiamo sull’erba o nel fango.

E’ vero, non siamo molto in alto, siamo partiti da poco sopra i 1.300 metri e arriveremo a circa 2.200 metri, ma in questo periodo dell’anno dovrebbe esserci almeno un metro di neve. Peccato che – o per fortuna, per chi come noi non è un amante delle ciaspole – le temperature sono molto alte, tanto che ci siamo portati la giacca pesante solo per sicurezza, ma è lì nel fondo dello zaino, dove facilmente rimarrà.

 

Punta Sbaron

Bastano pochi metri di distanza per perdersi di vista, per fortuna le chiazze erbose di terreno aiutano ad orientarsi

Lasciato il sentiero, comincia la salita vera e propria. Anche se è una facile passeggiata alla portata di tutti, il dislivello complessivo è di quasi 900 metri, e considerando la neve a terra, possiamo ritenerlo un buon allenamento, anche se ben lontano dall’essere paragonabile alla fatica di due settimane fa, quando abbiamo raggiunto il Bivacco Luca Reboulaz dopo una lunga sudata.

 

Punta Sbaron

La neve scarseggia ed è fradicia, non il migliore dei terreni su cui camminare

Continua a cadere una leggera pioggerellina mista a neve, che insieme alle nuvole basse creano un’umidità pazzesca. Aggiunta alla temperatura non proprio invernale e alla totale assenza di vento, si trasforma ben presto in una gran sudata: fa freddo per spogliarsi, ma fa caldo a rimanere vestiti.

Il risultato è una gran bella sudata, ma sicuramente non è un po’ di umidità a toglierci il sorriso, come potete vedere dalla faccia felicissima del nostro amico e forse un po’ terzo incomodo, Beppe – scherzo Beppe, è sempre un piacere e un gran divertimento una camminata con te!

 

Punta Sbaron

Qualunque sia il tempo e le condizioni, l’importante è non farsi mai scappare il sorriso dalle labbra

Ringraziando di aver deciso di scaricare la traccia gps dopo la lezione di qualche tempo fa, quando in una giornata di nebbia abbiamo faticato per trovare il bivacco Molino a poche decine di metri da noi, riusciamo facilmente a rimanere sul sentiero che ora sale dritto verso la cima – che però noi non vediamo e neanche riusciamo ad immaginare dove sia.

Ormai arrivati sulla cresta finale, ad una decina di minuti dalla meta, forse proprio San Valentino, decide di farci un regalo ed il cielo si apre, regalandoci un arrivo sotto un cielo azzurro, non proprio terso, ma almeno cambia un po’ il colore dal bianco ormai monotono che ci accompagna da stamattina.

 

Punta Sbaron

Possiamo intravedere la cima ormai, e come per magia, il cielo si apre mostrandoci un bel cielo blu

In breve raggiungiamo la cima e per pochi secondi riusciamo a scorgere le vette tutto intorno, davvero pochi secondi, talmente pochi che il tempo di prepararsi per la foto ed è già tutto di nuovo bianco e nuvoloso.

Ci rilassiamo qualche minuto, gustandoci il piccolo snack a base di cioccolato, poi un vento gelido decide che siamo rimasti quassù abbastanza e prima di raffreddarci del tutto, sudati come siamo, ci rimettiamo in cammino in discesa. Le ciaspole, come avevamo già capito da un po’, sono ancora attaccate allo zaino e lì rimarranno per oggi.

 

Punta Sbaron

I 2.223 metri della Punta Sbaron, in tutto il loro nebbioso splendore

Ora possiamo andare, ci aspetta la lunga discesa verso la macchina, e Punta Sbaron ci saluta con un ultimo sprazzo di cielo blu, prima che tutto torni bianco definitivamente. Almeno non nevica né piove più, e la discesa è veloce e facile.

Le ciaspole sono state un bell’elemento d’arredo per i nostri zaini e noi abbiamo festeggiato un bel San Valentino diverso dagli altri, lontano dalla massa accalcata in qualche ristorante, molto più felici di condividere una giornata all’aperto, nella natura e con un amico.

 

Punta Sbaron

Punta Sbaron ci saluta con un ultimo sprazzo di cielo blu

Mentre scendiamo, guardando la cartina ed il gps, ci accorgiamo che poco distante da Punta Sbaron si trova Punta di Grifone e ci segniamo questo piccolo dettaglio per una lunga camminata futura.

Tra una chiacchiera e l’altra, in breve siamo di nuovo alla macchina. E’ passata solo qualche ora dalla partenza ed è un po’ strano dopo tutte i lunghi weekend passati fuori casa tornare già, ma è stata una bella avventura in ogni caso.

Alla prossima!

AP