Data Trekking: 10/01/2015

quota partenza (m): 1821
quota vetta (m): 2670
dislivello complessivo (m): 850

Accesso :

Dal fondo di Bar Cenisio (Venaus) imboccare una strada (anonima) sterrata che si stacca sulla sinistra prima di un casotto bianco malconcio. Salire fino al parcheggio delle Grange d’Arpon dove lasciare l’auto.

Gruppo avventura di nuovo pronto alla partenza, non ci fermiamo mai, o quasi!

Questo weekend la destinazione è il bivacco Piero Vacca, in alta Val Susa, con partenza dal comune – dal nome caratteristico – di Bar Cenisio. Il nostro amico Roberto, in arte Trekking Alps, già conosce la strada e ci conduce su per una stradina sterrata, in mezzo a bosco. Arrivati ad un certo punto, tra buche e neve, lasciamo le macchine e procediamo a piedi.

La combriccola è alquanto allegra e casinista, le nostre voci probabilmente si sentiranno fino a valle, possibilità di incontrare animali pari a zero, ma sicuramente non ci annoiamo.

“Quando costruisci un team, cerca sempre quelli che amano vincere. Se non riesci a trovarli, allora cerca quelli che odiano perdere”

Ross Perot

Sentiero verso il Lago D'arpon

A zonzo nei boschi, verso il lago D’Arpon

Superato il primo tratto di sentiero nel bosco, davvero bello con la prima neve della stagione – nonostante siamo a gennaio inoltrato – a terra ed un cielo quasi limpido con un bel sole caldo a guidarci, arriviamo alla prima tappa, il lago d’Arpon, con le sue casette semi abbandonate sul lato.

Superato il lago dovremo dire addio al sole, passando nell’ombra proiettata fin giù a valle dalla cima del monte Giusalet, che non ci abbandonerà più fino all’arrivo.

 

Sentiero verso il Lago D'arpon

Ultimi raggi di sole prima del Lago d’Arpon

Il lago è una meraviglia, ancora non completamente gelato, neve a tracce qui e là, molto molto suggestivo, incorniciato dal bosco ormai in versione totalmente invernale, decisamente marrone.

Con qualche piccola acrobazia, saltiamo già dal muro di protezione del lago e ci incamminiamo sul sentiero ghiacciato e un po’ innevato, ma solo a tratti, almeno per ora, che comincia subito a salire, senza dar tempo alle gambe di scaldarsi un po’.

 

Lago D'arpon

Il Lago d’Arpon, gelido ed in ombra quasi perenne

Pochi passi ci mettono già in affanno, ma superati i primi due tornanti, le gambe ormai a pieno ritmo, la salita diventa costante e non eccessivamente faticosa, anche se gli zaini carichi con cibo e attrezzatura da freddo si fanno sentire sulle spalle.

Niente ciaspole, almeno per ora, il manto che a tratti copre il sentiero non è molto spesso, giusto quel tanto che basta per affondarci dentro fino alle caviglie e qualche rischio di scivolone sui tratti gelati.

La salita non accenna a diminuire, sempre decisamente ripida, il freddo decisamente dimenticato grazie alla fatica.

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sentiero verso il Piero Vacca

Inerpicandosi su per il sentiero verso il bivacco Piero Vacca

Le risate e gli scherzi non finiscono mai, si continua così, allegri e spensierati, a salire sempre più su, fermandosi solo di tanto in tanto per godersi il panorama sulla Val di Susa, assolata, in questa splendida giornata invernale.

La vista spazia senza limiti ed arriva molto lontana, il vento forte di questi giorni ha reso il cielo molto limpido.

Davanti a noi si erge, maestoso, il Rocciamelone – presto dovrà diventare la nostra meta, attendiamo un tempo un po’ clemente e la voglia di faticare un bel po’ – con la cima solo leggermente innevata.

 

rocciamelone

Il Rocciamelone, maestoso ed inconfondibile

Arriviamo, proprio mentre un forte vento comincia ad alzarsi, sulla prima cresta, e davanti a noi si erge un gran bell’ostacolo: il traverso per andare dall’altra parte è ricoperto di neve ghiacciata, impossibile da affrontare con le ciaspole senza il rischio di finire dritti a valle, belli spiaccicati sul fondo, e le due sole paia di ramponi per cinque persone non sarebbero la soluzione ottimale. Il bivacco Piero Vacca comincia ad essere sempre più lontano da noi.

Decidiamo, allora, di provare a passare in alto, sulla cresta – senza neanche ben sapere cosa ci aspetterà in cresta – passando per il costone laterale senza neve, ma molto bagnato e franoso.

Dall’alto, con occhio vigile, alcuni stambecchi ci scrutano, probabilmente chiedendosi per quale insana ragione stiamo cercando di passare proprio lì, invece che saltellare agevolmente su per le rocce, quasi in verticale, come fanno loro – che invidia!

Camosci

Stambecchi  che ci scrutano dalle cime sopra le nostre teste

Cominciamo ad avventurarci su per la parete, il vento a raffiche sempre più forti che ci sbatte per terra, per fortuna contro la montagna e non giù nel burrone, più di una volta si scivola o si procede aiutandosi con le mani, mentre il terreno bagnato ed erboso diventa sempre più impraticabile man mano che si sale.

Uno scivolone più pericoloso degli altri, dove invece di finire solo seduti per terra, uno dei nostri amici rimane penzolante sullo strapiombo, ci fa fermare un momento per valutare la situazione.

Situazione che, obiettivamente, non è delle migliori: tanto per cominciare, in cima, ci aspetta una bella nuvola nera che promette tutto tranne bel tempo, non sappiamo cosa troveremo sulla cresta, sempre ammesso di arrivarci visto che il terreno è decisamente scivoloso. Inoltre, come se già non bastasse, la discesa si prospetta decisamente impegnativa e pericolosa, soprattutto se nella notte dovesse piovere o, ancora peggio, nevicare.

Il grosso spavento ed un po’ di buon senso, ci fanno optare, sebbene un po’ contro voglia, per tornare indietro e rimandare la nostra avventura per un’altra volta. Oggi non arriveremo al bivacco Piero Vacca, aspetteremo tempi migliori e, soprattutto, partiremo meglio attrezzati la prossima volta.

Quando la montagna dice “No”, bisogna sapersi arrendere, girare i tacchi e tornare indietro, prima che sia troppo pericoloso.

“La montagna è come un amore: se sei respinto, è meglio tornare in basso e non insistere.”

Christian Kuntner 

 

Rocciamelone

Tramonto, di consolazione, sul Rocciamelone

Torniamo quindi sui nostri passi, il morale più basso di quando siamo partiti, ma almeno soddisfatti di essere tutti interi.

Ritornati sul sentiero, dopo la cresta, ci aspetta uno spettacolo che, forse, vale la ritirata: un emozionante tramonto infuocato dietro il Rocciamelone.

Perchè, dopotutto, la montagna non delude mai, al contrario, sa premiare chi la apprezza e la rispetta, indomabile e spettacolare com’è!

AP