Le isole Lofoten d’inverno, un viaggio rimasto nel cassetto per troppo tempo, anni oramai.

Poi la decisione: si parte, zero piani, solo l’idea di andare a Nord, lassù e fare qualsiasi cosa si possa fare. Il programma si fa di colpo interessante quando due amici decidono di unirsi a noi; il piano si fa interessante, le splitboard saranno protagoniste, e poi anche l’alloggio è sistemato – non finiremo mai di ringraziare il proprietario di casa! – insomma:

4 amici, 4 splitboard, 4 valigie, 6 aerei, 1 macchina e tutte le isole Lofoten ancora avvolte nella neve!

Ci siamo dovuti accontentare dei voli più economici e così l’avventura comincia con una levataccia degna della migliore gita scialpinistica – con anche un veloce dietrofront per recuperare un telefono dimenticato a casa! Senza troppi problemi riusciamo ad imbarcarci sul primo aereo, poi anche sul secondo dopo un breve stop a Francoforte. A Oslo le prime avvisaglie dei futuri problemi: i biglietti di Sara e Attilio danno un errore, i loro bagagli sono rimasti a terra e non c’è tempo per recuperarli.

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L’infinita attesa all’aeroporto di Tromso: 8 bagagli dispersi e la tormenta che ci blocca dietro un vetro

Pronti al peggio, atterrati a Tomso proviamo, senza successo, ad aspettare i bagagli e poi andiamo subito a fare denuncia per lo smarrimento. Scopriamo che non siamo gli unici, anzi, è abbastanza comune perché all’aeroporto di Oslo hanno un sistema alquanto particolare che prevede il trasbordo a mano dei bagagli, benché risultino imbarcati direttamente per Tromso. Aver saltato questo passaggio – ci dicono che è scritto su alcuni cartelli, nessuno di noi li ha visti! – ci fa perdere la riconsegna dei bagagli a casa e quindi siamo bloccati qui.

Dall’aeroporto alla nostra casetta alle Lofoten, ci sono circa 7 ore di macchina con meteo e condizioni stradali buone – avremmo potuto atterrare a Bodo e più che dimezzare i tempi, ma non avere un programma al momento di prenotazione del volo implica qualche disguido!

A tarda sera, dopo che solo 7 degli 8 bagagli sono stati consegnati ed il rimanente è ancora completamente disperso, siamo costretti a cancellare la prenotazione all’Airbnb verso metà strada e ripiegare su quello di un gentilissimo ragazzo che nonostante l’ora ed il preavviso inesistente, ci ospita in dei letti veri risparmiandoci il freddo pavimento dell’aeroporto.

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Basta uscire appena fuori da Tromso per immergersi nel magico mondo ricoperto di candida neve della Norvegia più nordica

Ci svegliamo con un bel sole – dopo la tormenta di ieri, almeno cominciamo con il piede giusto! – e dopo una veloce colazione ci fiondiamo in aeroporto per avere notizie del bagaglio disperso. Nulla è cambiato, ma con una dose di insistenza non indifferente, riusciamo a far trovare il bagaglio disperso ad Oslo e ci dicono che è imbarcato sul volo che, di qui a tre ore, sarà qui.

Finalmente soddisfatti, ma con altre tre ore di dolce far niente, andiamo a fare un giro nei dintorni di Tromso. Scopriamo che le strade non sono mai pulite, ma solo ben spalate con uno strato di neve compatta a fare da fondo stradale con spazzaneve che passano a velocità inquietanti alzando nuvole di neve che tolgono visibilità per minuti interi. Andiamo a dare un’occhiata alla Cattedrale dell’Artico da fuori, spiando le alte vetrate dalle finestre.

Prima di tornare in aeroporto, facciamo una deviazione che ci porta ad un villaggio Sami per turisti, dove facciamo due chiacchiere con un simpatico ragazzo italiano che lavora qui, mentre fa ricerca sugli usi e costumi di questo popolo e accarezziamo le prime renne. Poi, finalmente e con poche speranze viste le premesse, appare la tanto attesa valigia…e la vacanza comincia davvero!

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Il nostro Rorbu a Nusfjord, sotto le luci dell’Aurora Boreale, un benvenuto degno delle Lofoten

Infiliamo finalmente tutti i bagagli in macchina e le tavole sopra – incredibilmente ci stiamo e anche discretamente comodi, abbiamo fatto bene a prendere una categoria di macchina molto grossa – ed inizia la lunga strada verso Nusfjord. Guidiamo i primi 300 chilometri quasi a bocca aperta, affascinati dal paesaggio e dalla strada. Poi pian piano comincia ad essere un po’ ripetitivo e le ore di guida si accumulano, in più cala il buio e quando fuori diventa tutto nero, cominciamo ad essere davvero stanchi.

Poi, quando ormai mancano solo un centinaio di chilometri dall’arrivo, ecco che dietro di noi, a Nord, spuntano alcune lame di luce verde nel cielo: c’è l’Aurora Boreale. L’ultima ora abbondante di guida la trascorriamo tutti – guidatore compreso! – attaccati ai finestrini, fino a che non arriviamo alla nostra bellissima Rorbu nel piccolo paesino di palafitte di Nusfjord, dove prima ancora di scaricare la macchina siamo con il naso all’insù a goderci lo spettacolo. Poi andiamo a dormire diretti, domani ci sarà tutto il tempo per progettare le nostre avventure.

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Con i primi raggi del sole ci godiamo la favolosa terrazza sulla palafitta, direttamente sull’oceano

Ci svegliamo con tutta calma e ci godiamo una bella e rilassante colazione nutriente, dobbiamo essere pronti per la prima gita norvegese. Non sembra ci sia troppa neve in giro, cerchiamo un consulto con i vicini – simpaticissimi e davvero utili – e finiamo per essere accompagnati alla partenza del sentiero, a Stornappstined. Ma non possiamo partire, i due uomini hanno dimenticato zaino e scarponi a casa, quindi si fa nuovamente il giro!

Finalmente pronti, ci incamminiamo prima per un prato in leggera pendenza, ottimo per scaldare le gambe pian piano. La vetta si trova circa 700 metri più in alto, non una gran gita rispetto a quelle nelle nostre valli, ma lo spettacolo non è nemmeno lontanamente paragonabile: dietro di noi c’è l’oceano e picchi innevati che si alzano ripidi direttamente dall’acqua. 

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Il colle ghiacciato sotto il picco Stornappstined è il nostro punto d’arrivo: non è importante la meta ma il viaggio!

Dopo una difficile salita di una parete quasi totalmente ghiacciata, raggiungiamo il colle che dà accesso alla vetta, ma dopo una breve consultazione decidiamo di non provare a raggiungere la vetta: troppo pericoloso e non ne varrebbe la pena per scendere da pendio ghiacciato.

Ci godiamo il panorama da quassù, peccato solo che la neve sia ventata e solo a tratti bella da sciare. Ci buttiamo nel canale e nonostante tutto riusciamo a fare una bella, anche se davvero breve, discesa, ma almeno abbiamo inaugurato lo scialpinismo più a Nord del Circolo Polare Artico, non male per essere una nuova attività cominciata da neanche qualche mese!

Ritornati alla macchina, è ancora presto ma non abbastanza per fare un’altra gita, quindi decidiamo di guidare fino a Sud dell’isola, fino a Å i Lofoten, passando per la famosissima cittadina di Hamnøy, dove ci fermiamo a fare qualche foto nonostante il vento gelido.

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Hamnøy è un posto davvero incantevole, un tranquillo piccolo porto circondato da picchi appuntiti e pieno di gabbiani

Raggiungiamo Å i Lofoten dopo un’altra oretta di guida: le Lofoten non smettono di stupirci ed anche la fine della strada è davvero affascinante, sarebbe bello avere più tempo e prendere un traghetto per raggiungere i piccoli isolotti disabitati più a sud, ma sarà per la prossima volta.

Giriamo la macchina e torniamo indietro senza fare altre fermate, la fame avanza! Abbiamo dell’ottimo salmone che ci aspetta, in perfetto stile nordico, con un tocco di cucina italiana che non guasta mai. A casa, oltre all’ottima cena italiana al gusto di salmone norvegese, ci aspetta un’altra serata con il naso all’insù: inizialmente veniamo delusi, qualche striscia leggera e poi fine, ma quando è quasi ora di andare a dormire, mentre ci rilassiamo leggendo un libro l’app – davvero un aiuto indispensabile – segnala un picco.

Abbiamo appena il tempo di vestirci e fiondarci fuori che ecco una bella aurora fortissima, con sfumature dal giallo al fucsia, dura poco ma è uno spettacolo mozzafiato, una buonanotte assolutamente emozionante!

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Oggi è tempo di scialpinismo e Fredvang è un terreno di gioco favoloso!

Dopo la notte – passata a sognare strisce colorate che ballano in cielo! – siamo pronti e riposati per un’altra giornata pienissima: colazione nutriente a base di uova, check a tutta l’attrezzatura per non dimenticare nulla e si parte, la meta è Fredvang sull’isola di Moskenesøya, appena 20 minuti da Nusfjord e, dalle recensioni, un posto davvero imperdibile.

Parcheggiamo praticamente in spiaggia e infiliamo gli sci appena di là della strada, si comincia! Ci scaldiamo sul pianoro che porta alla base della salita e la neve sembra davvero fantastica. La cima che vogliamo raggiungere è il Monte Ryten, 543 metri di dislivello, nulla di che non fosse per il panorama al limite dell’assurdo: stiamo salendo su uno dei picchi che si alza, a tratti con scogliere verticali altissime, direttamente dall’oceano e tutto intorno a noi ci sono mille altre piccole isolette con altrettanti picchi innevati, un panorama impossibile da descrivere che ci lascia a bocca aperta.

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In assoluta estasi di fronte allo spettacolo delle Lofoten, indescrivibile a parole, dall’anticima del Ryten

Arriviamo al colle di Fredvanghytte – una bellissima casetta rossa nella conca dell’altopiano – e scopriamo di poter fare addirittura tre vette: una è il Ryten, l’altra dovrebbe essere il Torsfjordtinden, con la sua cima e l’anticima, ma da queste parti azzeccare i nomi è un terno al lotto! Dal colle risaliamo l’ampia cresta e B, uniamo le tavole e ci prepariamo alla prima breve discesa della giornata: la neve è una perfetta!

Ritornati al colle ne approfittiamo per una breve sosta con snack e tè caldo – nonostante la bella giornata la temperatura è decisamente fresca e le raffiche di vento ci gelano fino alle ossa. Prima di raffreddarci, rimettiamo le pelli e ricominciamo a salire verso il Ryten. La salita è sempre abbastanza facile e ben presto arriviamo all’anticima – pausa foto mozzafiato – e, dopo una mezza discesa con le pelli – sempre un’emozione non sapendo frenare! – raggiungiamo la cima vera e propria: a volerla dire tutta oggi abbiamo fatto ben 3 vette!

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La discesa del Ryten è favolosa: la neve è perfetta, compatta con uno strato di polvere ed il panorama..bhe, c’è poco da dire!

Appena superiamo la cresta e siamo scoperti, scopriamo che la vetta è battuta da un gelido e forte vento: arriviamo alla croce e scappiamo quasi immediatamente, rifugiandoci qualche metro più in basso dietro ad una rocca per uno snack a base di noci e noccioline, sempre accompagnati dal vento gelido che ci fa vestire con fossimo al Polo Nord – il sole è la nostra salvezza, ci scalda quel tanto che basta da non congelare.

Poi giù, godendosi ogni singola curva, dalle prime sul ghiaccio, a quelle nella polvere con vista spiaggia di Kvalvika – già, come se non bastasse, sotto di noi c’è una delle spiagge più belle delle Lofoten! – alle ultime facendo slalom tra alberelli e piccole rocce. Arrivati alla macchina dopo un improbabile tentativo di saltare lo steccato con la tavola ai piedi – la soluzione è molto meno spettacolare, ci strisciamo miseramente sotto – ci togliamo la tavola a 4 passi di numero dalla macchina.

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Rientro a casa per un pranzo al caldo con risotto, relax e chiacchiere con i vicini e gli amici

La giornata è ancora ben lontana dall’essere finita, nonostante sia già stata lunghissima e piena di momenti indimenticabili. Rientriamo a casa e facciamo un pranzo a base di risotto in busta, al caldo dopo il tanto freddo preso. Il pomeriggio prosegue tra relax, una bella doccia calda per toglierci il gelo di dosso, chiacchiere con i vicini e poi una gita a Reine, alla ricerca dello stoccafisso.

La vicina, infatti, ha un amico a Reine che ha ancora dello stoccafisso dell’anno scorso – quello di quest’anno è appeso solo da qualche settimana e ad almeno 3 mesi dall’essere rigido e ben essiccato. Non ce lo facciamo ripetere due volte, telefoniamo all’amico di Reine e ci dirigiamo verso questo spettacolare paesino, che raggiungiamo al calar della sera.

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Reine in versione invernale e notturna, uno spettacolo da ammirare per ore, gelo permettendo

Dopo qualche giro a vuoto alla ricerca del negozietto dove abbiamo appuntamento, troviamo finalmente l’amico-con-stoccafisso che, di ben poche parole – lo abbiamo disturbato a cena, comprensibile – ci porta alla sua rorbu al porto dove entriamo in un magico mondo di pescatori: baccalà e halibut sotto sale appesi alle pareti insieme a reti da pesca e tutto il necessario per pescare alla vecchia maniera. Ne usciamo con 4 chili e mezzo di baccalà: amici e parenti avranno una bella sorpresa puzzolente!

Prima di andar via sfidiamo il vento gelido e la temperatura della sera per scattare qualche foto a questo meraviglioso paesino, un freddo indicibile di fa correre veloci verso la macchina appena finito. Arrivati a casa ci cimentiamo nella prima prova di cucina di stoccafisso: la vicina, oltre al contatto, ci ha anche regalato qualche pezzo di stoccafisso ammollato, ma le nostri doti di cuochi non gli rendono giustizia, è appena mangiabile.

Questa sera una luna troppo forte e la stanchezza della giornata, non ci portano fortuna con l’Aurora e andiamo a dormire quasi diretti dopo cena, chissà che avventure ci aspettano domani!

Diario di viaggio

AP