Data Trekking: 07-08/07/2018

Informazioni
difficoltà: E/F ( per il colle di Valsorey)   [scala difficoltà]
esposizione prevalente: Sud
quota partenza (m): 1549
quota vetta/quota massima (m): 2674
dislivello salita totale (m): 1125

località partenza: Glacier (Ollomont , AO )

Di nuovo pronti per un’altro weekend in Valle d’Aosta, ormai questo angolino d’Italia sta diventando la nostra seconda casa – nonostante un’autostrada ben poco economica!

Abbiamo deciso di esplorare a fondo la Valpelline, e dopo il bivacco Rosaire-Clermont visitato appena una settimana fa, oggi è tempo di raggiungere il bel gioiellino eretto sul versante opposto, il Bivacco Rosazza – al Savoie.

Bivacco Rosazza

Il sentiero n.3 ci porterà verso metà strada, poi si salirà a vista dritti verso il bivacco Rosazza

E’ una calda giornata di inizio luglio, il cielo è di un bell’azzurro appena segnato da qualche nuvoletta bianca assolutamente innocua, non c’è un filo di vento e la prima parte di sentiero che ci porta vicino alla cascata – riusciamo a sentirla molto spesso, ma possiamo vederla solo per pochi passi – è afosa e caldissima.

Sudiamo un sacco, per poi arrivare al primo pianoro in vista delle baite dove ci accoglie un bel venticello che ci fa rabbrividire. Ne approfittiamo per una breve pausa, mezzo panino a testa e un giretto col drone, sfidando l’aria.

Bivacco Rosazza

Dopo il pianoro rilassante, si comincia a salire per non smettere più, a tratti in cresta, a tratti per prati

Superato il primo gruppo di baite ristrutturate e poi il secondo, tutto diroccato, ci aspetta un bel tratto di prato in pendenza pienissimo di fiorellini colorati, gialli, blu, viola, rossi e bianchi, una tavolozza di colori che sembra ci accompagnerà fino al Bivacco Rosazza, di cui già da qui sotto possiamo scorgere la punta del tetto.

Più ci avviciniamo e più il prato si fa ripido e l’erba ed i fiorellini lasciano sempre più spazio alla roccia brulla. L’angolino di tetto che vedevamo da sotto scompare, ma sappiamo bene dov’è, basta puntare sempre in alto seguendo la cresta e, prima o poi, lo raggiungeremo.

Bivacco Rosazza

Eccolo il Bivacco Rosazza, con il suo fantastico panorama su tante vette famose, tra cui l’Emilius e il Mont Gélè

La cresta ci inganna e almeno un paio di volte crediamo di essere arrivati, ma appena scollinato ecco apparire un altro pezzettino di salita. Intanto il vento, che non è mai calato del tutto, riprende ad alzarsi sempre di più e quando ormai sappiamo di essere a pochi passi dal bivacco – finalmente vediamo l’asta della bandiera sull’ennesimo promontorio davanti a noi – è un bel vento forte e decisamente freschino.

Sudati e infreddoliti, mettiamo finalmente piede sullo spiazzo dove sorge il Bivacco Rosazza, dove scopriamo di non essere soli.

Bivacco Rosazza

Angelino anima la serata con i suoi racconti di mille ed una avventura, un’esperienza lunga ottant’anni alle spalle

Varchiamo la soglia del Bivacco Rosazza: l’interno è buio anche se è ancora pieno giorno, ci mettiamo qualche manciata di secondi perché gli occhi si abituino e scorgano le 4 persone sedute ai due grossi tavoli. C’è una coppia di qualche anno più di noi e due amici con qualche anno di esperienza in più.

Fuori il vento tira troppo forte per provare a salire ora al colle di Valsorey ed anche per far volare il drone o star fuori a far foto, così ci sediamo dentro e cominciamo a chiacchierare. Tutti e quattro hanno come obiettivo il Monte Vélan, altri 1.100 metri sopra le nostre teste, un ghiacciaio a separarci, ma soprattutto i due signori con qualche anno in più hanno un sacco di storie ed esperienze da raccontare: ci mettiamo comodi, in silenzio, e ascoltiamo decenni di esperienza sulle Alpi direttamente da chi ci ha vissuto dai tempi di Messner.

Bivacco Rosazza

La sera al Bivacco Rosazza i colori si sprecano e lo spettacolo delle nubi che sfrecciano nel cielo con gli ultimi raggi di sole alle spalle è impagabile

Angelino e il suo amico ci raccontano di esperienze difficili e di ricordi indimenticabili, ci parlano della montagna di quando noi non eravamo nemmeno nati, di zaini pieni zeppi di ferraglia e di corde spesse e pesanti, di una montagna molto meno high-tech e molto più difficile, riservata a pochi davvero esperti dalla pelle coriacea e dalla volontà di ferro.

Siamo affascinati dai suoi racconti ed il bicchiere di vino offerto per cena corona la serata perfetta. Angelino, il suo amico e la coppia vanno a dormire prestissimo, fuori c’è ancora luce, mentre noi rimaniamo fuori, complice il vento che è un po’ calato, riusciamo a goderci un fantastico tramonto con spettacolo sulle vette di fronte – l’Emilius è appena diventato il nostro prossimo obiettivo! – e dietro di noi.

Bivacco Rosazza

Il relax dell’ora del tramonto, spesa ad ammirare le prossime vette conquistabili, vale tutta la fatica fatta per salire

Ci infiliamo nei letti al piano di sotto e passiamo ancora del tempo a leggere prima di addormentarci, la nostra sveglia non suonerà che dopo l’alba, mentre la loro è tra poche ore. Ci svegliano mentre si preparano, ma fuori è ancora completamente buio e i sacchi a pelo sono caldi e invitanti, rimaniamo comodi e al caldo.

Quando finalmente dalle finestra filtra qualche raggio di sole, è ora di alzarsi. Ci prendiamo tempo per qualche foto e una bella colazione – la crema di cioccolato da spalmare è la coccola del weekend – prepariamo i due zainetti da vetta e siamo pronti per conquistare il Col di Valsorey.

Bivacco Rosazza

L’interno del Bivacco Rosazza è spazioso e luminoso e può ospitare almeno una quindicina di persone

Non siamo sicuri di poter raggiungere il colle, anzi, siamo abbastanza certi che dovremo abbandonare poco sotto la meta perché, da esperti e previdenti escursionisti, abbiamo deciso di lasciare i ramponi a casa, ma pare che non si riesca a raggiungere il colle senza picca e ramponi, o così almeno ci hanno detto.

Ovviamente non ci arrendiamo senza provarci, cercheremo di raggiungere i 3.100 e qualcosina metri del Colle di Valsorey evitando i tanti nevai, o attraversandoli solo in sicurezza.

Bivacco Rosazza

Il Bivacco Rosazza e la sua posizione favolosa con una vista sulle Alpi che lo circondano a 360°

Lasciato il Bivacco Rosazza abbandoniamo praticamente subito il poco praticello e verde ancora presente e in pochi passi siamo subito a cercare la strada tra rocce e roccette, sulla morena di un vecchio ghiacciaio. Inizialmente è abbastanza facile trovare e seguire il sentiero, ma ben presto comincia a nascondersi sotto i nevai ancora decisamente grandi e lo perdiamo.

Saliamo a vista verso il colle tenendoci sulla sinistra e sperando che le rocce che vediamo da qui non nascondano sorprese e ci facciano arrivare fino alla meta. Il primo nevaio da superare riusciamo ad aggirarlo risalendo e poi scendendo di poco, così anche il secondo, ma il terzo è insormontabile senza passarci attraverso: ci pensiamo a lungo e poi decidiamo che si può fare, saliamo per dover fare meno passi possibili sulla neve e con molta calma e scavando sicuri gradini, riusciamo a superarlo.

Bivacco Rosazza

Abbiamo già superato le nostre aspettative salendo fin quassù, ma ormai la meta è troppo vicina per rinunciare

Chissà da dove – come abbiamo fatto a non vederlo finora non ce lo spieghiamo – un piccolo omino che ci aveva scoraggiato poco fa scalando l’ultimo grosso nevaio quasi verticale con picca e ramponi, ora ridiscende sulla sinistra del colle, dove stiamo puntando noi, passando per rocce e senza mettere piede su neve. Si riaccendono le speranze!

Manca pochissimo ormai, dobbiamo superare ancora una piccola lingua di un nevaio, poi è ora di cercare la strada tra le rocce a qualche decina di metri dalla meta – non possiamo chiedere al signore che scende perché si è buttato in mezzo alla salita, sul grosso nevaio, per scendere in fretta, fuori dalla portata di qualsiasi urlo.

Bivacco Rosazza

Gli ultimi metri di fatica, gli ultimi passi sulla neve, il Col di Valsorey è ormai nostro!

Superata l’ultima roccia difficile, alcuni passi su di un traverso ci conducono in cima al nevaio che sta sopra il colle, abbiamo conquistato i 3.107 metri del Col di Valsorey!

Scendiamo sulla roccia, dietro il paretone di neve ventata, e risaliamo per qualche metro per poterci godere lo spettacolo sulla vallata: laggiù, da qualche parte a fondo valle, i genitori ci aspettano per un gustoso pranzo insieme.

L’aria è calda e stranamente quasi non soffia vento, davanti a noi una vallata che sembra non finire più, dietro un’altra valle e i resti di un ghiacciaio che oramai è scomparso.

Bivacco Rosazza

Quello che rimane del ghiacciaio di Valsorey, un grosso nevaio ed una bella morena, nulla più

Rimaniamo poco sul colle, il tempo di riprendere il fiato e assaporare questi 3.100 metri di altitudine ed il bel panorama. Ci vestiamo, la discesa non sarà così difficile come la salita e non avremo troppo caldo. Risaliamo i pochi metri di neve che ci permettono di arrivare al sentiero che ci riporterà al bivacco e poi giù a valle, al nostro meritato pranzo.

Ritornati alla base delle rocce che ci hanno dato qualche difficoltà nel salire, la discesa diventa molto piacevole e facile, in gran parte scivolando giù per il nevaio una volta raggiunto il punto dove la pendenza non è troppo pericolosa.

Bivacco Rosazza

Su al Col di Valsorey abbiamo tempo per ammirare il panorama, il cielo striato di nuvole ed il verde dei prati più in basso

Ben presto siamo giù al Bivacco Rosazza, un momento per riprendere fiato e rimettere insieme gli zaini e siamo pronti a scendere veloci verso Ollomont, dove ci aspetta un piccolo comitato di benvenuto – o almeno speriamo sia così, i telefoni non prendono da ieri e non sappiamo bene che aspettarci – alla Locanda delle Miniere.

Siamo giù puntuali per l’ora di pranzo ed il cibo e l’accoglienza sono ottimi, dopo pranzo rimaniamo a parlare con i proprietari, due chiacchiere con due persone davvero simpatiche.

Ma non abbiamo finito di esplorare la zona, torneremo presto da queste parti!

AP