Data trekking: 05-06/09/2020
Dopo una bella discussione strada facendo – ovviamente non è colpa di nessuno dei due se non abbiamo guardato dov’è! – e la situazione che non migliora arrivati al parcheggio, visto che scopriamo sia chiuso per troppa affluenza e siamo totalmente fuori orario per la navetta. Proviamo ad aspettare e vedere se arriva qualcuno per un passaggio, ma nulla, alla fine ci rassegniamo e ci mettiamo in marcia con qualche centinaia di metri di dislivello in più rispetto a quello avevamo pensato…ed anche a diversi chilometri in più. Senza perdere altro tempo, ci incamminiamo su per il sentiero a tornanti che ci fa prendere quota in fretta ma senza affaticarci troppo, gustandoci anche qualche lampone e fragolina di bosco strada facendo.
Ben presto arriviamo verso la parte alta della vallata, dove la salita è più leggera, ma i chilometri che mancano sono ancora diversi. Camminiamo tra verdi pascoli e mucche distese al sole, prima seguendo il sentiero e poi una traccia meno chiara che porta diretta oltre il Colle del Preit. Non ci passiamo perché essendo partiti da più bassi abbiamo preso una traccia più diretta per guadagnare strada. Ci avviciniamo al Gias della Margherina e lo superiamo andando praticamente ai piedi dalla parete della Rocca La Meja ed è finalmente ora di trovare un bel posticino panoramico per piantare la tenda, una collinetta un po’ pianeggiante con bella vista su tutta la valle e dopo poco troviamo il nostro posticino perfetto: eccoci qui, con gli ultimi raggi di sole, pronti a goderci un bell’aperitivo speck e formaggio e poi una stellata fantastica, all’ombra della Meja.
Andiamo a dormire che ormai è già buio, per poi tornare fuori qualche ora dopo a fare qualche foto alla Via Lattea ed ai milioni di stelle sopra le nostre teste. Al risveglio è ancora tutto buio, notte fonda praticamente: prepariamo una veloce colazione con un bel tè caldo per rimetterci in moto, chiudiamo tutto nella tenda e siamo pronti per scalare la Rocca La Meja. Un po’ a tentoni raggiungiamo la parete, puntando alle luci di un piccolo gruppetto sceso dal Colletto della Meja e già ben più avanti di noi, trovandoci a salire su dritti per la pietraia visto che non troviamo la traccia subito. Le gambe bruciano subito, passare dal caldo, rilassante sacco a pelo al buio e freddo, a salire su per pietre e rocce non è molto piacevole e ci vuole un po’ ad abituarsi.

La notte stellata, la salita alle prime luci del mattino e poi finalmente i primi raggi di sole, un’alba aspettata a lungo e semplicemente meravigliosa
Arrivati a metà del lungo traverso il cielo comincia a schiarirsi velocemente, e non ci resta che arrivare all’agognato tornante perchè tutto sia illuminato dai primi raggi di sole che cominciano a spuntare dietro le vette che ci circondano. Ci addentriamo nella rocca vera e propria, infilandoci nel secondo lungo traverso che in breve ci conduce all’attacco del semplice canalone tutto gradoni che culmina nell’unico tratto attrezzato, non tanto per la difficoltà ma perché la roccia è diventata liscissima dai tanti passaggi e non offre appigli sicuri. Ci issiamo su ed in breve eccoci in vetta: la croce è lì, illuminata da un’alba fantastica che colora tutto di rosso e arancione, davvero fantastica. Del gruppo che stava salendo davanti a noi non c’è traccia, sembrano spariti nel nulla, chissà dove sono!

Eccoci finalmente in vetta, illuminata dai primi raggi di sole di una splendida giornata, con una vista indimenticabile
Rimaniamo un po’ in vetta, nonostante la temperatura sia bella fresca, aspettando che i raggi di sole illuminino la valle almeno fino alla nostra tenda. Non abbiamo tanto tempo per scendere e la strada del rientro è lunga, ma ce la prendiamo comunque comoda, senza fretta. Ben presto siamo di nuovo alla tenda e smontiamo tutto, rifacendo gli zaini belli pesanti, anche se svuotati di acqua e cibo rispetto all’andata.
Prendiamo un sentiero diverso rispetto all’andata, tagliando ancora più dritti ora che sappiamo com’è il terreno, dritti verso la strada a tornanti che poi ci porterà alla macchina. Ci mangiamo ancora un bel po’ di lamponi e mirtilli strada facendo e prima di rendercene conto eccoci sui tornanti, che diventano infiniti, come sempre quando si sa di esser vicini ma non arrivati. Poi l’ultima curva, la fontana, un bel carico di acqua fresca ed ecco la macchina, che scopriamo avevamo lasciato con un finestrino aperto, per fortuna il guardiano del parcheggio ha controllato che nessuno ci facesse brutti scherzi.

Si rientra con calma, una rilassante passeggiata nei boschi, il sole non ancora troppo alto in cielo e le ombre che pian piano lasciano il bosco
E’ ora di cominciare una nuova avventura che se tutto va bene ci regalerà 4 ruote e nuove strade e meravigliose destinazioni, tutte da scoprire. Ci dirigiamo a Varazze ed alla nostra, forse, nuova casa a 4 ruote.
AP
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