Informazioni

Data trekking: 23-24/06/2019

difficoltà: EE   [scala difficoltà]
esposizione prevalente: Varie
quota partenza (m): 1.261
quota vetta/quota massima (m): 2.606
dislivello salita totale (m): 1.537
località partenza: San Giacomo Entracque  (CN)

Da ormai qualche anno, ogni qualche mese e soprattutto in primavera, spunta un nome quando c’è da decidere la meta della nuova gita: Rifugio Pagarì. Già proprio un rifugio, gestito per tutto il periodo d’apertura e senza bivacco invernale. Vi chiederete come mai vogliamo andare proprio in un rifugio, noi bivaccatori accaniti. Il motivo è semplicissimo: è il più alto – almeno a quanto ne sappiamo – produttore artigianale di birra, e in più la cucina e tutto quello che produce è rigorosamente biologico e a chilometri zero – o poco più, quel tanto che basta per arrivare a valle!

L’occasione non poteva che essere rilevante, il compleanno di Mara! E ovviamente non siamo solo noi quattro, non siamo nemmeno 6 o 8…tra bipedi e quadrupedi raggiungiamo il bel numero magico di 13! Cominciamo il weekend con una notte rilassante nel bel campeggio Sotto il Faggio a San Giacomo Entracque, nella bellissima Val Gesso.

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Senza fretta, ci svegliamo e dopo una bella colazione cominciamo ad avviarci tutti insieme lungo il sentiero che parte da appena fuori il campeggio. Ci aspettano molti tornanti sotto il sole, per fortuna prendiamo quota in fretta e, complice un’arietta fresca, non sentiamo troppo il caldo. Finita la lunga strada sterrata, ci avventuriamo in mezzo a verdi prati pieni di fiori, superando torrenti e poi continuando a salire di nuovo con lunghi tornanti. Ci fermiamo per uno snack ogni tanto, e poi di nuovo su, la salita è lunga.

Ad un certo punto arriviamo sul limitare dei nevai ancora presenti e cominciano i primi problemi. Non pensavamo di trovare neve, non così tanta almeno, e il caldo di oggi e dei giorni scorsi ha sciolto e reso molliccia la neve, e si sprofonda fino alle ginocchia.

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Passo dopo passo saliamo su per il nevaio finché, finalmente, non spunta una bandiera all’orizzonte e poi un sentierino che porta dritto alla porta del Rifugio Pagarì! Andiamo subito ad occupare la camerata e poi ci rilassiamo un po’ sul retro finchè non tramonta il sole, godendoci lo spettacolo delle montagne che circondano il rifugio.

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Come il sole non batte più diretto, la temperatura crolla e ci rintaniamo all’interno aspettando la cena. Ben presto veniamo richiamati all’ordine dal gestore: la cena è servita! Una bella lasagna ed un secondo gustoso, tutto vegetariano talmente buono da non sentire la mancanza – per noi carnivori almeno – della carne. Il caffè, invece, ce lo portiamo fuori insieme all’amaro, per gustarlo insieme agli ultimi raggi di sole che colorano di rosso fuoco il cielo sopra il mare di nuvole che riempie la valle. La serata non continua molto, gli altri ospiti si sveglieranno tutti presto e cerchiamo di non disturbare troppo, una veloce partita di gruppo a scacchi e poi viene spenta la luce; è ora di dormire.

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Come la cena, anche la colazione è ottima: è un peccato non fermarsi anche per pranzo. Dopo una breve riunione, decidiamo di scendere facendo un lungo giro per poi ricongiungerci con il sentiero di ieri al fiume, sicuramente meglio che ripercorrere il sentiero già fatto.

Così, rifocillati e sotto un bel sole che scalda sempre di più, ci incamminiamo verso i laghi del Gelàs, prima il Blu e poi il Bianco, ovviamente non lasciandoci mancare dei lunghi tratti su nevaio, sia in traverso che delle belle discese mezze in scivolata e mezze affondati fino alle anche!

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Il lago Bianco è davvero bianco…di neve! E’ ancora quasi completamente gelato, si intravede l’acqua solo sui bordi. Ci fermiamo poco lontano dalla riva per una pausa – e un’immancabile snack – poi si prosegue e, finalmente, comincia la lunga discesa. Camminiamo a lungo sotto il sole che è ormai caldo, decisamente troppo, fino a non raggiungere il fiume dove ci fermiamo per rinfrescarci, e soprattutto per mangiare. Da qui in avanti manca solo una lunga passeggiata, leggermente in discesa, verso il campeggio Sotto il Faggio, e poi un lungo, infinito tragitto in macchina e furgoncini ci riporterà nella calura torinese.

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AP