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Al Passo Yauche c’è anche il tempo per uno schizzo del panorama

Accampamento di Gashpampa, una bella conca circondata dalle pendici del Diablo Mudo: perché ci è rimasta impressa? Per il freddo incredibile sofferto durante la notte ed al risveglio, il sole riesce ad arrivare in questo angolo solo poche ore al giorno e sicuramente non al mattino. La tenda è ghiacciata e non riusciamo a scaldarci nemmeno con la colazione, siamo tutti imbacuccati con strati e strati, con una velocità mai sperimentata prima impacchettiamo tutto e ci mettiamo in cammino per percorrere il breve tratto che ci fa finalmente uscire al sole, che bella sensazione il calore sulla faccia! Bastano pochi minuti e siamo in un bagno di sudore, tempo di spogliarsi finalmente.

cresta

Camminiamo in cresta godendoci lo spettacolo che ci scorre a fianco

Oggi la giornata è breve, e menomale perché la fatica accumulata nei giorni scorsi si fa sentire e siamo tutti più lenti del solito. Siamo diretti al Paso Yauche, circa 400 metri più in alto. Il sentiero sale senza fretta, ce la prendiamo comoda e chiacchieriamo a passo lento, poi ci si azzittisce tutti negli ultimi 50 metri su ripida ghiaietta che ci mettono alla prova. Piano piano arriviamo tutti al Passo Yauche e lo spettacolo è davvero impressionante, anche se sempre è impossibile superare la vista del Paso Trapecio.

condor

Enormi condor planano sopra le nostre teste allietandoci la vista

Siamo quasi perfettamente dietro a dove eravamo i primi giorni, quando il meteo non ci ha fatto vedere lo Yerupajà ed i suoi compagni. Una breve pausa per radunare tutto il gruppo e facciamo gli ultimi passi in cresta per raggiungere il mirador, il primo di oggi da dove ci sediamo ed ammiriamo in tutto il loro splendore le vette che ci circondano.

Per fortuna non abbiamo nessuna fretta e assaporiamo l’arietta frizzante, i colori delle vette ed il cielo azzurro. Quando siamo pronti ci alziamo e ricominciamo a camminare sul sentiero che corre sull’ampia cresta, quasi in piano, finalmente un piacere per gli occhi e per le gambe, senza affanni. Siamo davvero fortunati e dopo poco nel cielo si stagliano le chiare sagome di alcuni condor che con ampi cerchi planano sopra le nostre teste per poi scomparire lontani, sono enormi! Continuiamo fino al secondo mirador da dove finalmente riusciamo a vedere le tre lagune ai piedi dello Jirishanca.

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Al primo mirador riusciamo ad ammirare l’intero arco alpino del massiccio dello Yerupaja, semplicemente fantastico

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Proprio sopra la laguna Jahuacocha arriviamo ad un mirador davvero scenografico

Dal secondo mirador comincia la discesa. Si parte con una breve corsetta immersi nella polvere che ci porta pochi metri più in basso, fino a fermarci davanti ad una guglia di roccia perfetta come set fotografico, perfettamente davanti alla vallata della laguna Jahuacocha e da qui riusciamo a vedere il nostro campo per la notte. Facciamo un sacco di foto sfruttando questo quadro naturale perfetto e poi si riparte a rotta di collo giù verso il campo.

La discesa è ripida, secca e piena di terra che attutisce i passi pesanti, permettendo di scivolare senza paura veloci verso valle. In una ventina di minuti eccoci giù, salutati da una piana cosparsa di mucche intente a pascolare e dormicchiare sotto i raggi del sole.

mucca

Simpatiche mucche stravaccate ci accolgono al campo Jahuacocha

Gli ultimi cinque minuti di fatica per risalire la morena ci portano al bellissimo ponticello che fa da entrata al campo. Le tende cucina e mensa son già pronte e fumanti, abbiamo il tempo di montare le tende, aspettare gli altri e sciacquarci piedi e gambe prima che sia ora di pranzo.

Dopo pranzo abbiamo tutto il pomeriggio per scoprire i dintorni: qualcuno decide di incamminarsi in salita verso la laguna Jahuacocha e le sue vicine, tanti sono troppo stanchi invece e si lasciano affascinare dalla pesca. L’aiuto cuoco è un mago e con un bastone e un pezzo di corda gli bastano pochi minuti per pescare il primo di tanti pesci, poi arriviamo noi a fare confusione e lui si defila lontano.

Passiamo qualche ora piacevole sulla riva del fiume e tra tutti solo uno di noi riesce a pescare un misero pesciolino, al mio amo abbocca ne abbocca uno talmente piccolo che per pietà lo ributto in acqua. Tutti gli altri tentativi sono vani ed al tramonto rientriamo al campo per la cena, ovviamente a base di pesce! Dobbiamo attendere un po’, tra chiacchiere e tanto tè caldo, e poi finalmente dopo un piatto di zuppa arriva il piatto forte, trote fritte e patate. Il bottino conta una trota a testa ed andiamo tutti a dormire felici e con le pance piene, un pasto che da diversi giorni ci sognavamo!

campamento

Il campo sulle rive della laguna Jahuaocha è probabilmente il più bello di tutto, con i suoi colori, le acque limpide e ben coperto dai gelidi venti delle piane illimitate

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La vista dall’alto della vallata che lasceremo per dirigerci nuovamente verso la civiltà

La sveglia oggi è prima del solito, ma nonostante ieri sera si sia fatto più tardi del solito, ormai siamo abituati ed in breve siamo vestiti e pronti, colazione abbondante e quasi si corre fino alla fine della valle per sfuggire al freddo e incontrare il sole. Siamo tutti abbastanza stanchi e la giornata di oggi è lunga: si parte con una bella e lunga salita lungo un sentiero che passa sotto degli strani alberi che si sfogliano e con fatica arriviamo in cima a Macrash Punta. Arrivati in cima è ora di salutare definitivamente la Cordillera, da qui in avanti ad ogni passo si nasconderà sempre più dietro le montagne più basse e scomparirà alla nostra vista. Riprendiamo a camminare sul sentiero per l’ultima, lunghissima e polverosissima discesa, il sole scalda sempre più visto che stiamo scendendo e ben presto siamo in pantaloncini e maglietta a sudare.

llamac

Il cartello che segnala la fine della nostra avventura e l’inizio dei ricordi indelebili

Siamo stanchi, il sentiero non finisce mai, una curva, un’altra ed un’altra ancora, ma non si vede mai l’arrivo. Dopo tante chiacchiere piano piano ci azzittiamo tutti e finalmente, in lontananza e tanto più in basso, vediamo il profilo del paesino di Llamac, la fine di questa lunghissima avventura. Cominciamo a scendere quasi di corsa verso la valle passando tra cactus e piante sempre più rigogliose. Siamo stanchi e gli ultimi metri sono faticosi, finché finalmente non superiamo l’ultimo ponticello e ci accoglie il cartello che segnala la fine dell’avventura. 

A dir la verità non è proprio finita: Rocio e la sua famiglia ci invitano a casa loro per un ultimo pranzo tutti insieme che ha davvero il sapore di un saluto ad una famiglia acquisita con cui abbiamo condiviso tanto negli ultimi giorni. Mangiamo a sazietà e poi l’ultimo saluto ai cari asinelli che ci hanno permesso di arrivare fin qui senza portare a spalle tutto il nostro carico. Saliamo sul bus che ci riporterà a Huaraz, nella civiltà, lontano da queste incredibili montagne che ci rimarranno sempre nel cuore, ed a lungo impresse nella mente!

Un grande ringraziamento va a tutti i nostri compagni di avventura, senza di voi non sarebbe stato lo stesso!